Una recente querelle tra sportivi ha creato un telegrafico botta e risposta tra Stati Uniti e Italia. Riguarda le dichiarazioni di Zlatan Ibrahimovic, calciatore svedese e ora attaccante del Milan, contro l’attivismo politico e sociale di LeBron James, cestista statunitense e ora playmaker dei Los Angeles Lakers.
C’era bisogno di presentarli?
Nel dubbio…
Mi è allora venuto naturale pormi alcune domande per capire se sport, arte e politica possono convergere.
Possono l’arte e lo sport affiancare la politica? Può la politica appoggiarsi alle arti e agli sportivi per avvicinarsi alle persone?
Sì è vero, sono mondi diversi e ben separati per i valori sui cui si fondano, per gli argomenti di cui trattano e per le forze motrici che li spingono. Ma è possibile far emergere degli elementi che li avvicinano più di quanto si possa pensare.
Non serve andare molto indietro nel tempo per tirare un filo di collegamento tra alcuni accadimenti dell’ultimo anno, avvenuti sul suolo americano ma di risonanza mondiale. Sono stati momenti che hanno contribuito a dare una scossa morale, sociale e politica. E che hanno portato alla luce interessanti esempi di attivismo.
Si parla sempre più spesso di brand activism.
Ma cosa vuol dire?
Il termine brand activism serve a definire l’impegno e il coinvolgimento delle aziende verso una o più cause di rilevanza sociale, politica ed economica attraverso campagne di comunicazione, iniziative e progetti ad hoc.
Sono sempre più numerosi i brand e le aziende che fanno attivamente la loro parte. Tangibile è l’impegno ambientale di Patagonia fin dalla sua fondazione nel 1984. Così come la capacità di Nike, con i suoi spot atti a sensibilizzare attraverso le emozioni, di accendere i riflettori su tematiche sociali e di attualità.
Ma la parola “brand” non deve essere riferita solo alla sua accezione aziendale. Va interpretato anche in senso più ampio in riferimento a personaggi pubblici e di interesse per una comunità di persone.
Ed è con questo suo significato più ampio che è facile guardare agli Stati Uniti per osservare come gli atleti e gli artisti possono schierarsi nell’attivismo politico.
Da LeBron e Ibra possiamo ripercorrere gli ultimi 365 giorni.
Partiamo dall’Inauguration Day americano che, lo scorso 20 gennaio 2021, ha ufficialmente proclamato Joe Biden Presidente degli Stati Uniti e Kamala Harris sua vice.
La cerimonia si è svolta a Capitol Hill, a Washington. In pompa magna come solo gli americani sanno fare.
Proprio Ronald Reagan, prima attore e poi politico, diceva “la politica è come un’industria dello spettacolo”.
La sede del governo del Stati Uniti si è trasformata in un vero e proprio palcoscenico. Osservando il “prima e dopo” si fatica a riconoscerlo.
Il monumentale edificio in stile neoclassico è uno tra i principali simboli della politica e della storia americana. Ma a quanto pare dall’animo versatile che con palchi, scenografia impeccabile e un’estrema attenzione ai dettagli ha attirato a sé gli occhi di tutto il mondo.
Basti pensare che i lavori di allestimento della piattaforma e delle altre infrastrutture necessarie a dare la giusta “forma” alla cerimonia sono iniziati il 29 settembre 2020. 113 giorni di allestimento! (fonte “Inauguration of Joe Biden” su Wikipedia).
Ma l’Inauguration Day non è si limitato ad essere un avvenimento politico e storico. Ha messo infatti al centro anche l’arte nelle sue varie forme, la cultura e lo sport.
Tutto questo, insieme, l’ha qualificato ulteriormente come un momento di rottura con il periodo precedente.
Gli ultimi anni di politica e società americana sono stati travagliati. Da qui guardiamo spesso e volentieri agli Stati Uniti con aria sognante. Ma il “sogno americano” si rivela, a uno sguardo più profondo, come un Paese di contraddizioni e contrasti, a molti livelli.
LeBron James e l’NBA vanno a segno con lo sport activism
Facciamo un salto indietro, a partire dall’inizio di quell’immaginario filo che va a legare insieme sport, politica, arte e cultura.
La matassa si districa con Black Lives Matter.
Black Lives Matter è il movimento attivista impegnato nella lotta contro il razzismo socio-politico verso le persone nere. Dal maggio del 2020 è tornato al centro delle notizie di cronaca a causa delle proteste scaturite nelle città americane a seguito dell’uccisione (immotivata) di George Floyd da parte di alcuni agenti di polizia di Minneapolis.
Il tam tam mediatico delle proteste ha dato una spinta esponenziale a Black Lives Matter con la diffusione del tema sui social network e l’adesione virtuale che ha superato i confini americani. L’opinione pubblica si è mobilitata in forze.
Ma non solo.
Con un’azione compatta, ad agosto l’NBA è entrata a gamba tesa a sostenere le proteste antirazziste. Dalla “bolla” di Orlando, dove il campionato americano di basket era in corso per recuperare la stagione interrotta dalla pandemia, gli atleti si fermano in maniera plateale.
È stato un segnale forte, che ha fatto la storia.
Oltre agli atleti, al 75% afroamericani, a schierarsi è stata tutta la Lega più forte al mondo. Dopo aver “boicottato” le partite di playoffs, la compagine NBA torna in campo. Ma senza distogliere l’attenzione del proprio pubblico dalla protesta e dai motivi, perpetrati negli anni, che l’hanno scatenata.
Gli atleti ritornano quindi a giocare ma con alcune rigide condizioni per far risuonare il messaggio sociale attraverso la cassa NBA: canotte di gioco con slogan sociali al posto dei nomi dei giocatori; spot promozionali atti a sensibilizzare l’opinione pubblica da trasmettere durante i time-out; l’utilizzo dei palazzetti come seggi elettorali per spingere la popolazione alla maggiore affluenza possibile in occasione delle elezioni presidenziali.
È così che l’NBA, a rappresentanza dello sport e dei suoi valori fondanti, è diventata un’entità centrale nella lotta al razzismo e nel promuovere un comportamento sociale ed etico anche in vista delle elezioni presidenziali che si sarebbero tenute di lì a pochi mesi.
Degno di nota è proprio LeBron James che, spinto ormai da molti anni dai principi di “giving back” ed eguaglianza verso la propria comunità, fa da amplificatore sociale. Non solo con messaggi positivi di forza, eccellenza e lotta continua.
Lo fa anche e soprattutto in modo concreto e attivo, investendo milioni per costruire scuole. Ha infatti creato in particolare il progetto scolastico “I Promise”, fondato ad Akron nel 2018 dalla LeBron James Family Foundation. “I Promise” si dedica ai ragazzi con forti problemi economici e la fondazione ne sostiene le spese per le rette e il materiale scolastico.
Nota estemporanea: è stato talmente rilevante il ruolo svolto dai giocatori dell’NBA nella sensibilizzazione sociale e antirazziale, che a distanza di pochi mesi alcuni di loro sono volati in Vaticano per un’udienza con Papa Francesco. Il Papa ha voluto complimentarsi con i giocatori e con tutto il sistema della lega di basket americana per l’impegno preso e i valori sostenuti.
L’attivismo passa anche attraverso le parole, con la musica e la poesia
Lo sport ha continuato nel suo ruolo sociale con un forte sostegno mediatico da parte di molti atleti professionisti per favorire l’affluenza alle urne. Per passare poi la palla ad altre forme artistiche, proprio in occasione della cerimonia di insediamento del Presidente USA Biden e del Vice Harris.
Torniamo quindi all’evento dal quale siamo partiti all’inizio di questo articolo. A rimarcare la svolta dopo le vicende che si sono succedute nei mesi precedenti, la cerimonia è stata un momento storico-politico che ha segnato la pace raggiunta, dopo mesi intensi e densi di stupore.
Sul palco di Washington è stata protagonista la musica con le sue stelle internazionali. Lady Gaga, Jennifer Lopez e Garth Brooks in line-up al Campidoglio. Oltre a Justin Timberlake, Bruce Springsteen, Foo Fighters, John Legend e molti altri che hanno contribuito a dar voce e musica al proprio sostegno.
Sono numerosi infatti i cantanti e le canzoni che hanno mandato precisi segnali di unità e di speranza. Più di tutti, a mio parere, Justin Timberlake e Ant Clemons con la loro Better Days: inizia con “There’s a light at the end of the tunnel” e prosegue incalzando verso quella luce attesa di rivalsa.
Metto il testo completo in fondo a questo post (da leggere rigorosamente con Better Days in sottofondo!)
Parole, parole, ancora parole.
A stupire è stata infatti la poesia. Anzi, la poetessa Amanda Gorman. Attivista contro l’oppressione degli afroamericani, Amanda Gorman ha affascinato il mondo quando ha letto la sua poesia “The Hill We Climb”.
In un’intervista pubblicata a febbraio sul TIME, Amanda risponde alle domande di Michelle Obama e dice: “La poesia e il linguaggio sono spesso al centro dei movimenti per il cambiamento. … Mai sottovalutare il potere dell’arte come linguaggio della gente.” (originale: “Poetry and language are often at the heartbeat of movements for change. … Never underestimate the power of art as the language of the people”).
E anche: “La poesia è la lente che usiamo per interrogare la storia che viviamo e il futuro che rappresentiamo. Non è un caso che alla base della Statua della Libertà ci sia una poesia. Il nostro istinto è quello di rivolgerci alla poesia quando stiamo cercando di comunicare uno spirito che è più grande di noi stessi.” (originale: “Poetry is the lens we use to interrogate the history we stand on and the future we stand for. It’s no coincidence that at the base of the Statue of Liberty, there is a poem. Our instinct is to turn to poetry when we’re looking to communicate a spirit that is larger than ourselves”)
Ecco l’intervista completa The Renaissance Is Black.
Dopo un lungo periodo in cui si sono avvicendate emozioni forti, si è cercato di ristabilire un senso di equilibrio. E lo si è fatto attraverso l’arte, la musica e la poesia.
Fare comunicazione responsabilmente non è solo fare qualcosa di bello
Negli ultimi anni abbiamo assistito e preso parte a un’evoluzione della comunicazione assimilabile a un processo di rottura. Le persone sono diventate più consapevoli e informate grazie a internet e ai social networks. E, forti del nostro essere comunitari, vogliamo tutti sentirci parte di qualcosa.
Prendere posizione sui temi sociali, ambientali o politici ci porta all’interno di una tribù di persone che condividono con noi gli stessi valori e le stesse idee.
La comunicazione è diventata un elemento tanto indispensabile quanto cruciale. La comunicazione responsabile è diventata imprescindibile.
La comunicazione deve essere portatrice di valori. E tali valori devono essere reali e supportati da un’azione attiva, come in questi esempi di matrice americana.
Lo sport, l’arte e la cultura sono guidati dalle emozioni e condividono valori forti con la maggior parte delle persone. Sono di per sé un elemento di unione.
E l’essere portatori di un messaggio ancora più profondo accresce la mobilitazione nei confronti di una problematica che il singolo non riuscirebbe mai ad affrontare. Da solo, ma con la tribù è possibile.
Centrano allora il business e l‘aumento di visibilità in tutte queste azioni responsabili? Certamente.
Ma non hanno più valore del costruire un futuro per dei giovani che altrimenti non lo avrebbero o aumentare il tenore di vita di un’intera comunità o di salvaguardare i parchi naturali e le risorse ambientali.
Anzi, ben venga l’incremento del business se da ciò ne deriva un riscontro positivo nella comunità.
E mentre ci chiediamo cosa ci si aspetta da un atleta o da un artista nella società di oggi, c’è chi sta già facendo qualcosa di bello.
Better Days
Justin Timberlake, Ant Clemons
There’s a light at the end of the tunnel
Keep your eyes on the road ahead
But if you’re feeling lost in the night
It’s okay to cry
Just as long as you hold your head
‘Cause we’re on our way to better
Better’s ahead, better’s ahead
It gets worse ‘fore it gets better
But better’s ahead, better’s ahead
Better days are comin’ (better and better and better, ooh-ooh)
Better days are comin’ (ooh-ooh, better days)
Better days, better days (better and better and better, oh-ooh)
Better days are comin’ (better days, better days)
I know you’ve been kicked down
Slept on, let down, faith gone
Waited for too long for somethin’ to lean on (lean on)
You feel weak, just be strong (ooh)
Deep breath, stay calm
If you just press on, press on, press on
You gon’ see there’s a light…
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